
di Francesco Bellofatto
Brucia la Venere degli Stracci di Pistoletto, brucia negli animi di quanti vedono nella cultura una leva di riscatto.
Al netto delle responsabilità penali – sulla pista dolosa, sono stati trovati due barattoli di liquido accelerante, saranno gli inquirenti ad esprimersi – c’è una responsabilità collettiva che risiede nell’incapacità di arginare quel sentimento antimoderno che ingessa la città e le impedisce di andare avanti.
Il rogo di piazza Municipio richiama alla mente quelli della Terra dei Fuochi, del Tribunale e quello di Città della Scienza, dove, anche in quest’ultimo caso, le fiamme hanno distrutto un simbolo internazionale di conoscenza e innovazione.
Ma perché colpire proprio la cultura? Evidente la forza di impatto di un linguaggio universale, che non conosce barriere di parte, e che porta in sé, elabora e comunica, sintesi di secoli di storia, ribaltandola e riabilitandola. La cultura e la conoscenza ci danno gli strumenti per reagire e per re-interpretare una storia piena di giustificazioni, che ci spinge a fare il passo del gambero (uno avanti e alcuni indietro). Chi ci impedisce l‘approccio e la fruizione della cultura? Una possibile risposta in Fahrenheit 451 (Bradbury/Truffaut).
Se non parte da dentro di noi questa voglia di riscatto, da un sentire comune che guarda oltre gli interessi di parte, saremo condannati, da ‘pezzenti’, a subire questo ed altri roghi.
(ph. Ufficio Stampa Comune di Napoli)