di Flavio Pagano *
Il presunto innocente di oggi è la Sanità. E, nello specifico, l’assistenza alle persone più fragili. Anche da questo punto di vista, come in molti settori, l’Italia è un Paese a due velocità. E allora abbiamo chiesto un parere consuntivo alla senatrice Barbara Guidolin, uno dei personaggi che più si sono imposti all’attenzione nazionale per l’impegno profuso in difesa sia dei diritti dei malati e dei familiari che li assistono, sia degli operatori sanitari, in particolare OSS e infermieri, e che conosce bene la realtà dell’intero Paese.
Impegno e risultati, perché la Guidolin è in prima linea per i successi ottenuti dalle categorie professionali di cui sopra, nonché per il riconoscimento della figura del cargiver, e infine per il primo finanziamento mai avvenuto in Italia piano di contrasto alle demenze, che ha fornito i primi sedici milioni di euro alle Regioni.
Senatrice, come sta la Sanità italiana? E che cosa ci attende, alla luce di una congiuntura politica ed economica così complessa e ricca di insidie?
Le criticità sono molte, e la gente lo sa. È il momento di dare delle risposte, di farlo subito e le elezioni sono sicuramente un momento chiave per cogliere questa opportunità. A mio parere abbiamo anche molti punti di forza, e nello stesso modo in cui abbiamo ottenuti in questi ultimi cinque anni risultati mai visti prima sul fronte dell’assistenza alla persona, che è un tema enorme del presente e ancor più dell’immediato futuro, possiamo continuare a migliorare, ad offrire servizi più efficienti, a convogliare in maniera razionale le risorse finanziarie: ma c’è bisogno di rimettere al centro di tutto la persona. Questo è il punto decisivo e per questo noi lo chiamiamo nuovo umanesimo. Solo mettendo le persone e i loro bisogni al centro della nostra riflessione e conseguente azione, possiamo realmente migliorare la qualità della vita della gente. Avere un anziano a casa, essere colpiti da malattie degenerative, assistere un familiare in difficoltà, sono temi che fanno parte del quotidiano di tutti e l’aiuto dello Stato dev’essere capillare, equamente distribuito per regione e scevro di burocrazie cervellotiche. E soprattutto alla portata di tutti. Per me, la lotta alle disuguaglianze sociali è vitale per un Paese.
Specie alla luce degli scenari inquietanti che si affacciano all’orizzonte…
Esatto. La mia personale battaglia sia per le persone fragili che per il personale che se ne occupa, del quale ho orgogliosamente fatto parte per anni, perché sia chiaro che io vengo dalla trincea, e non dai piani alti dello stato maggiore, sono l’essenza del mio credo politico. Abbiamo avuto risultati notevoli, sotto gli occhi di tutti: ma ora bisogna continuare e per questo mi auguro che la gente mi aiuti e ci aiuti a portare avanti le nostre istanze. Noi non molliamo. La guerra in Europa, il cambio climatico, la difficoltà di gestire le risorse, il lavoro… Sono tutti temi che condizionano le scelte dei Governi, ma proprio per questo dobbiamo tenere la guardia ancora più alta. Le soluzioni esistono, quando c’è la volontà vera di affrontare i problemi nella maniera giusta, e puntando senza esitazione a risolverli, solo pensando al bene della comunità. La malattia, purtroppo, è qualcosa che ci riguarda tutti. Non far sentire le persone sole, fornire cure adeguate e trattamenti professionali adeguati a chi si occupa dei malati, è un punto ineludibile di un Paese civile. Questa è stata la mia battaglia, e questa sarà ancora.
(*) scrittore