di Luca Sorbo *
Si intitola il Tempo sospeso l’iniziativa di Magazzini Fotografici, inauguratasi il 20 gennaio, per ricordare e per approfondire la figura di Luciano D’Alessandro, uno dei maestri della fotografia italiana ed internazionale. La curatrice dell’evento è Yvonne De Rosa in collaborazione con Adele Marini, che è la responsabile dell’archivio D’Alessandro, che è conservato a Bari.
Il fotografo napoletano è stato uno dei grandi innovatori del linguaggio fotografico italiano alla metà degli anni Sessanta del Novecento. La sua ricerca visiva sul manicomio di Materdomini vicino Nocera Inferiore con la collaborazione di Sergio Piro e poi confluita nel libro Gli Esclusi è considerata uno dei reportage più importanti a livello internazionale. Il suo lavoro non può però essere considerato solo una denuncia sociale, poiché nasceva da una motivazione interiore prepotente, trovava la sua origine in una profonda solitudine esistenziale. Per indagare questo suo disagio personale D’Alessandro cerca di confrontarsi con i luoghi dell’emarginazione, le periferie di Napoli e del mondo, i quartieri poveri del centro storico, ponendo questi in contrapposizione alle realtà più ricche, prima fra tutte l’amatissima Capri. Un fotografo, quindi, che affrontava in modo diretto la complessità e le contraddizioni della società, capace di evidenziarle in modo estremamente efficace. Oggi le sue immagini sono ancora attuali, non si avverte la polvere del tempo, si sente che il suo occhio, oltre a documentare un evento coevo riusciva ad intercettare una problematica universale.Il suo ruolo, però, è stato anche centrale nell’evoluzione del fotogiornalismo italiano con la collaborazione con il Mondo di Pannunzio e tanti giornali e riviste italiane ed internazionali. Fondamentale la sua esperienza di fotoeditor al Mattino dove sperimentò un nuovo modo di utilizzare la fotografia all’interno dei quotidiani. Magistrale è stata la copertura fotografica del drammatico evento del terremoto del 1980.
Tutto questo ha bisogno di essere studiato in modo attento ed analitico.
Una fotografia è sempre un tempo sospeso, è sempre un frammento spazio temporale che l’autore seleziona, una fotografia è sempre una contingenza che, a volte, nella mente e nell’occhio di un maestro, diventa essenza. Purtroppo oggi il suo lavoro non ha ricevuto la celebrazione e l’approfondimento che meritava, questo anche per responsabilità dello stesso autore che negli anni Novanta del Novecento ha ridotto la sua attività ed ha centellinato la sua partecipazione ad eventi pubblici. Gli anni Ottanta sono stati la fine del sogno di una possibile rivoluzione e venendo a mancare la motivazione della lotta politica, sempre più deluso da un mondo che cercava consolazione in un consumismo sfrenato, si è chiuso in se stesso. Ho avuto modo di incontrarlo nel Duemila al Parco Grifeo e ricordo in modo nitido il suo sconforto, la sua delusione per la fine di tante battaglie a cui aveva dedicato tutta la sua esistenza.
È da sottolineare e da apprezzare questo impegno scientifico e didattico che si è dato il centro di cultura fotografica Magazzini Fotografici. Nato dalla passione della fotografa Yvonne De Rosa, con la collaborazione di un gruppo di giovani donne preparate e determinate come Valeria Laureano, Rossella Di Palma e Amalia Finizio, è diventato un punto di riferimento a livello nazionale. Dobbiamo sempre ricordare che la fotografia è diventata ufficialmente bene culturale solo nel 1999 e quindi abbiamo una tradizione di studi molto debole ed incompleta. Eventi come questo, che fa seguito a quello organizzato su Mario Giacomelli, sono da salutare con particolare soddisfazione, poiché colmano un vuoto della ricerca culturale cittadina e nazionale.
A tal fine l’evento vuole essere anche un modo per sollecitare tutte le persone che hanno conosciuto D’Alessandro a dare una loro testimonianza al fine di ricostruire la personalità umana ed artistica di un autore così complesso.
Sono presenti in mostra stampe vintage dei suoi reportage più famosi, provini a contatto, preziosissimi per comprendere il suo modus operandi e quasi tutti i suoi libri fotografic,i ormai divenuti di difficile reperibilità. Oltre al già citato Gli Esclusi, c’è Vedi Napoli Tra la mia gente, Dentro le case e Dentro il lavoro realizzato in collaborazione con Gianni Berengo Gardin e tanti altri libri introvabili che è possibile consultare previo appuntamento.
Dai provini a contatto si evince chiaramente come il suo fotografare non era solo una presa d’atto del reale, ma un’attenta indagine visiva che cercava nella superficie il senso profondo del divenire.
Nella prima serata c’è stata la lettura di una missiva che il grande fotografo aveva donato a Fabio Donato nel 1999. In questo scritto rivela tutta la sua delusione per la società dell’epoca da lui si sentiva estraneo. Questo documento, ad oggi inedito, è una testimonianza preziosissima per comprendere gli stati d’animo di D’Alessandro.
Ci saranno altri incontri fino al 2 aprile per sondare quanti più aspetti è possibile di questo grande fotografo a cui parteciperanno: Adele Marini, Luciano Ferrara, Antonio Biasiucci, Vera Maone, Fabio Donato, Luciano Romano, Raffaela Mariniello ed anche il sottoscritto.
Ulteriori informazioni sono reperibili sul sito www.magazzinifotografici.it e sulle pagine social
(*) esperto in storia e tecnica della fotografia
già docente Accademia di Belle Arti