
di Flavio Pagano
Il “presunto innocente” di oggi è l’arte figurativa. E, per dirla in termini sanremesi, visto che la grande kermesse canora è ancora calda, ci chiediamo: se da un lato la contaminazione dei linguaggi, o addirittura la loro disgregazione, sembra diventata la fonte stessa dell’ispirazione creativa, siamo certi che l’arte non ci chieda anche una rivalutazione della tecnica in sé, diciamo pure del talento, rifuggendo da una facile estrosità, che punta a una pura e semplice seduzione dello spettatore?
Per questo abbiamo incontrato il maestro Erasmo Luigi Rispoli, conosciuto come Gino Rispoli, un artista che ha deciso di affrontare di petto questo interrogativo, e di confrontarsi apertamente con la grande tradizione della scultura napoletana.
L’opera alla quale Rispoli sta lavorando in questi mesi, per capirci, si pone nella scia di uno dei capolavori della scultura di tutti i tempi: il Cristo velato: “Il Cristo deposto è una prova di arte e di fede”, spiega lui, in esclusiva per SudNotizie. “Un’opera che rappresenta una sfida tecnica notevole, con la quale punto ad esprimere appieno il mio sentire, cercando al tempo stesso di realizzare un aspetto dell’arte che per me è vitale: sentirmi libero. Scolpire non è scavare e intagliare un blocco di marmo. Scolpire è donare il respiro, il soffio della vita a una forma segreta, imprigionata nella materia. Una forma nascosta, che appare nell’attimo in cui l’artista e la materia si incontrano. Solo quando questa alchimia si realizza alla perfezione, l’opera troverà il proprio perfetto equilibrio e potrà emozionare chi la osserva.”
Con queste parole, il maestro ci ha presentato in anteprima l’opera alla quale sta lavorando da tempo. Un’opera della quale presentiamo in anteprima nella foto di copertina un eloquente dettaglio, la mano, che fin dal primo sguardo ci racconta i punti salienti dell’arte rispoliana. La cura maniacale del particolare, lo straordinario virtuosismo tecnico, la sensibilità classica e moderna insieme (che appare sensazionale in alcune opere, come la rivisitazione di una testa femminile, che riproduce con impressionante perfezione quella di una statua greca del II secolo a. C.).
Abbiamo avuto il privilegio di entrare nel suo suggestivo studio di Limatola, in posizione strategica fra Napoli, Caserta e Benevento. Un luogo intriso di lavoro, di pratica quotidiana, di idee che fermentano fra il marmo, il legno, le tele. Perché Rispoli non è soltanto uno scultore ma, ispirandosi anche in questo agli artisti del passato e a una tradizione di poliedricità squisitamente italiana, è anche un pittore e un restauratore specializzato in arte sacra. Inutile cercare un filo conduttore, inutile immaginare un ordine. Tutto ribolle come in una natura delle origini , un mondo primigenio alla ricerca della propria forma. E il viaggio verso questa forma finale, verso questo ideale di armonia ineccepibile e assoluta, è un viaggio entusiasmante.
Ben vengano allora artisti come Rispoli. Ben venga, in questo mondo di auto-tune, il recupero della tecnica, se possibile del virtuosismo, e comunque di quel sano saper fare di bottega, che ha fatto grande l’arte italiana nel mondo e che è la sola strada per sottrarci alla deriva del “nònsens”, come dicono gli americani, recuperando la ricetta vincente dell’arte: l’unione di idee e di talento.
(*) scrittore