
di Luca Sorbo
“Jacopo non documenta per un futuro archivio: le sue fotografie sono operative, azioni direttamente legate al presente, perché tracce indelebili di incontri con la realtà, dunque con l‘attualità, con il dramma che vivono le comunità di quel paese, ma che smuovono la coscienza, aprendo lo sguardo verso il mondo intero. Sfogliando mese dopo mese le immagini del calendario realizzato per il 2023 o sfogliando le pagine di questo book, osserviamo come a guidare lo sguardo dell’artista sia stato il leggere sul volto dei ‘protagonisti’ il desiderio di vivere, voglia che anima questi villaggi, in gran parte piccole unità familiari.”

Queste parole dello storico dell’arte Massimo Bignardi ci introducono alla ricerca visiva che Jacopo Naddeo, va svolgendo da diversi anni in Burkina Faso e che si è concretizzata in un pregevole libro edito da Gutenberg.
Jacopo è un autore che si è specializzato in fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ho avuto il piacere di averlo come allievo e ricordo la sua passione e la serietà del suo impegno. In questi anni, accanto all’attività professionale, ha intrapreso un percorso di grande interesse sia sotto l’aspetto umano che artistico.

Nel 2022 documenta il lavoro di una missione umanitaria e, dopo questa seconda esperienza, sente la necessità di fare qualcosa di concreto per queste persone attraverso le sue fotografie. Una volta rientrato in Italia, realizza un calendario che ha distribuito in cambio di una piccola donazione. In soli due mesi, riesce a vendere 184 calendari, raccogliendo 1.820 euro. Questi fondi sono stati interamente destinati al progetto “Riso per un Sorriso,” che prevede l’acquisto di sacchi di riso da donare agli anziani e alle famiglie più bisognose dei villaggi nella provincia di Koupéla durante il periodo natalizio. Nel mese di Novembre 2023, torna in Burkina Faso, collaborando con l’associazione Progetto Famiglia Cooperazione, che opera da oltre venti anni con un occhio attento alla realtà del territorio. Guidato e supportato da Padre Jan, un sacerdote polacco e accompagnato dalle suore della comunità locale, distribuisce i sacchi di riso nei villaggi intorno a Koupéla. Alla fine, riesce ad offrire aiuto a dieci anziani indigenti, a circa cinquanta bambini in difficoltà e alle loro famiglie, e alle mense della “Maison de Rose” di Koupéla e Saaba.

Lo sguardo di Jacopo è attento alla dimensione umana, abbiamo spesso ritratti ambientati. Dallo sguardo dei soggetti ripresi si comprende che viene percepito come amico, come una persona di cui ci si può fidare. La sua fotografia non cerca inutili estetismi, è un guardare che sente l’esigenza di documentare il reale nel rispetto delle persone e dei luoghi. La povertà materiale degli abitanti dei villaggi non toglie loro dignità e le immagini del libro ci mostrano un popolo fiero e deciso a lottare per la propria vita. Per noi spettatori è una straordinaria occasione per immergersi in una realtà lontana, ma che ci coinvolge per molti motivi.

Le immagini di Jacopo sono da guardare e riguardare. La memoria di macchina guidata dalla sensibilità dell’autore è ancora oggi uno strumento indispensabile per obbligarci a fare i conti con la complessità del mondo. Il digitale, l’intelligenza artificiale stanno togliendo alla fotografia lo status di impronte di luce che le rendeva magiche ed irrinunciabili. Un reportage come quello di Jacopo ci fa comprendere la necessità che ancora abbiamo di sguardi attenti e veritieri. La fotografia può mentire, può essere asservita ai peggiori scopi, ma può ancora essere uno strumento per vedere e far vedere. Il reporter contemporaneo, se vuole ancora avere un ruolo, deve essere sapiente e denso di umanità, non basta andare fisicamente in un luogo. Spostarsi è sempre più facile, viaggiare è sempre più difficile.
Jacopo ha queste qualità ed il libro ed i calendari che ha prodotto sono la prova del suo talento.
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