di Luca Sorbo
Il percorso professionale di Gilda Valenza è di grande interesse, perché attraverso le sue immagini possiamo ripercorrere alcuni degli eventi più importanti di Napoli. Nata come fotografa di matrimoni, lavora come fotogiornalista ed ha importanti esperienze di insegnamento. La storia della fotografia deve nutrirsi di tutte le esperienze significative che si sono svolte. La professione di fotografo si incrocia con molte realtà differenti ed il recupero della storia e degli archivi dei singoli fotografi può essere un patrimonio prezioso per tutta la comunità.
Come è nato il tuo interesse per la fotografia?
Il mio interesse per la fotografia è nato quando conobbi il fotografo D’Avenia. Fui assunta come segretaria, ma la fotografia destò subito il mio interesse. Ero stata sempre brava a disegnare: perciò per me la prospettiva, l’inquadratura, le proporzioni erano scontate.
D’Avenia era un fotografo di matrimoni, lavorava solo per i grandi alberghi di Napoli. Quando gli proposi di lavorare con lui mi mise alla prova. Sono stata così la prima fotografa donna a Napoli che faceva matrimoni. Allora si usava la Rolleiflex con negativi 6×6 dodici scatti.
D’Avenia mi insegnò a fare foto prima di spiegarmi la tecnica. l’inverso di ciò che comunemente si usa fare, anch’io spiego agli alunni la tecnica attraverso la pratica. Un sistema che ho trovato vincente.
Dopo 3 – 4 anni non ne potevo più dei matrimoni: avevo imparato tutto ciò che dovevo imparare. Mi specializzai quindi nella fotografia archeologica, lavorando per ricercatori, archeologi, professori, per il Museo Nazionale di Napoli, per Pompei, Ercolano.
Quali sono state le tue prime esperienze professionali?
Cominciai a lavorare per Canale 21 con Mario Savino, dove incontrai vari personaggi dello spettacolo e dello sport.
Facevo inoltre servizi fotografici per la rivista dell’Hotel Excelsior, il “Ciga Magazine”, incontrando centinaia di personaggi. Attori, registi, musicisti, pittori, scrittori, italiani e stranieri: tutti passavano per l’Excelsior, e la rivista richiedeva le foto della loro presenza in albergo.
Il presidente dell’E.P.T. mi scelse come fotografa dell’Ente Soggiorno e Turismo di Napoli, e così pure, successivamente, il direttore dell’Azienda Soggiorno Cura e Turismo di Napoli.
Nei primi anni ’80 ho lavorato per gli “Incontri del Cinema di Sorrento”.
Cominciarono quindi a chiamarmi i teatri di Napoli, compreso il San Carlo.
L’insegnamento è capitato quasi per caso. Ho insegnato nelle scuole elementari quando ancora si sviluppavano i negativi e c’era la “magia” della stampa in camera oscura.
Ho insegnato quindi nelle scuole medie e all’Università Suor Orsola Benincasa.
Ho fatto dei corsi presso l’Openart, scuola di grafica pubblicitaria.
Insegnare mi piace molto: entro presto in sintonia con i giovani, ci sono alunni che continuano a scrivermi per chiedermi consigli dopo anni.
Parlami della tua collaborazione con l’agenzia ALFA PRESS?
Ciccio Jovane è stato, principalmente un amico, non ha mai fatto discriminazione tra uomo e donna e ha subito avuto fiducia nelle mie possibilità. Con lui ho conosciuto Joe Marrazzo, e Tullio Pironti.
Spesso andavamo a cena al “55”. Marrazzo raccontava delle sue inchieste, della malavita che lucrava sulla vendita del sangue che si vendevano in Piazza Dante dello sfruttamento dei bambini e altro.
Con Jovane realizzammo un servizio fotografico per una rivista americana sul “parco dell’amore” al Parco Virgiliano. Solo con una donna Jovane poteva presentarsi lì e scattare foto. Tappezzammo tutta l’auto con fogli di giornali tranne un piccolo spazio per l’obiettivo.
Ricordo che gettava nella borsa gli obiettivi, che allora erano di ferro, senza preoccuparsi che potessero graffiarsi. La cosa mi stupì non poco: io ero sempre molto attenta a non sciupare le attrezzature.
Facemmo poi un servizio sulla prostituzione a Castelvolturno, e servizi su alcuni importanti personaggi che venivano nella nostra città.
Jovane aveva l’istinto della notizia nel sangue. Apriva il giornale e diceva: “Questa è una notizia da sviluppare”. Per me è stato un grande dolore la sua perdita.
Era un periodo di grande fermento a Napoli.
Ogni giorno si poteva creare un servizio fotografico sugli eventi che avvenivano.
Quali sono state altre tue esperienze professionali che ricordi con piacere?
Dagli anni ’90 lavoro per Carlo Buccirosso. Ho imparato molto da lui. So quali sono le foto che lui si aspetta, quali destano il suo interesse.
Le persone che hanno lasciato un segno lungo il mio percorso sono state molte. Tra i maggiori, oltre Buccirosso, ricordo Maurizio Scaparro e Dario Fo: persone con grande spessore professionale ma di grande semplicità.
Tra i molti lavori interessanti che mi sono capitati, ricordo di essere stata la fotografa ufficiale dell’evento della traslazione della salma di Francesco II di Borbone (“Francischiello”) nella chiesa di Santa Chiara. Vissi per tre giorni fra principesse e altezze reali. Erano gli anni’80. Potrei scrivere un libro su quei tre giorni.
Un’altra avventura mi è capitata in occasione della laurea honoris causa a François Mitterand conferita dall’Istituto Orientale. I fotografi francesi mi dissero di tutto perché a fine cerimonia fui l‘unica a superare i confini che ci avevano imposto e riuscii fotografare in primo piano le strette di mano del Presidente con i professori dell’Orientale.
Ricordo il servizio fotografico per il Presidente Pertini all’Hotel Excelsior. Io scattavo in negativo con un flash 60 batteria laterale. Lui entrò con passo spedito, ed io ero costretta a retrocedere senza avere modo di vedere se c’erano impedimenti dietro le mie spalle. Lui correva verso di me imperterrito ed io dovevo mettere a fuoco e scattare in pochissimi secondi, sperando di realizzare una foto decente. Fortunatamente andò tutto bene: la foto uscì sulla rivista “Ciga Magazine”.
Molto emozionante è stato varcare la porta della Casa Circondariale di Pozzuoli.
Il maestro Coccia pensò di insegnare alle detenute del carcere a fare le pizze, mi chiese di fare delle foto da poter poi utilizzare per una mostra alla Biblioteca Nazionale di Napoli. E’ stata una esperienza unica, molto coinvolgente. Dieci pannelli in bianco e nero. La pizza si vede solo una volta, il resto sono immagini delle detenute: fotografie che ritraggono il loro aiutarsi, gli sguardi che si scambiano, il lavoro preparatorio e l’infornata finale, che ho immaginato come la raffigurazione di un cacciatore con la lancia.
Un lavoro formativo per me è stato seguire il regista Maurizio Scaparro per tutte le manifestazioni che ha realizzato nella nostra città. Mi ha indirizzata a fare foto fuori dagli schemi: mi ha sempre molto elogiata facendomi sentire sicura, mai un rimprovero, un gesto di fastidio. Ogni nostro incontro era una vera gioia: Scaparro era una persona capace di metterti sempre a tuo agio e dedicarti tempo, cosa rara in personaggi di quel calibro.
Ho lavorato inoltre per Tommaso Di Benedetta, titolare della “Taverna degli amici”, un luogo unico. Tommaso era un grande anfitrione: nel suo locale sono passati i più grandi artisti di italiani e stranieri. La mia foto di copertina per la mostra “Napoli palcoscenico internazionale” è stata scattata lì: c’era Jack Lemmon che giocava a tombola. Credo che nessuno abbia uno scatto simile.
Durane il Covid ho sorvolato la città in elicottero con la Polizia di Stato – 6° Reparto Volo, vedere la città vuota, senza auto, mi ha lasciata senza fiato. Gli spazi apparivano immensi, fu un volo notturno, immagini spettrali che spero di non vivere più.
Cosa pensi sia oggi la fotografia con le possibilità di manipolazione del digitale e dell’intelligenza artficiale?
Non amo la fotografia manipolata: per me la fotografia è cogliere l’attimo. Non amo le foto che non esprimono niente. Secondo il mio punto di vista debbono comunque trasmettere ciò che si sente nel momento dello scatto. E non amo le foto a raffica. Avendo lavorato con negativi 6×6 e 35 millimetri, quindi con scatti misurati, sono allenata ad una certa disciplina. Sono abituata a osservare, attendere l’attimo e scattare.
A volte sento scatti che sembrano mitragliatrici: non lo concepisco.
In teatro, anche se non conosco il testo, cerco di anticipare il gesto. So attendere il momento giusto.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per il futuro penso di continuare a lavorare principalmente per i teatri.
Ho in mente un nuovo modo di insegnare fotografia visto che ormai, con la diffusione degli smartphone, pochi possiedono una macchina fotografica.
Si chiamerà “Scatti condivisi: esplorare il mondo e se stessi attraverso la fotografia” Ho notato che i giovani hanno bisogna di socializzare. Molti vivono in solitudine comunicando solo attraverso il cellulare, sento che hanno bisogno di essere compresi e incoraggiati, credo che così io possa dare un mio piccolo contributo.
I giovani sono il futuro, non dobbiamo lasciarli soli
RICONOSCIMENTI
- Premio “Il sorriso delle ali fiammeggianti” 2006
- Targa della città di Napoli consegnata dal Sindaco Rossa Russo Iervolino l’8.4.2012
- Targa nell’ambito della manifestazione per gli “OpenartAward” 2012
- Targa nell’ambito della manifestazione per gli “OpenartAward” 2014
- Premio Masaniello ‘Napoletani Protagonisti’ 2016
- Premio Internazionale “Cosimo Fanzago” 2019
MOSTRE
- Partecipazione alla mostra “Itinerari visivi al femminile” (Napoli, sala Gemito, 15-23 dicembre 1986); la stessa mostra è stata presentata a Castel dell’Ovo in occasione della manifestazione Marzo Donna (8-10 marzo 1997);
- Mostra personale fotografica in occasione della seconda edizione del “Colli Art Festival”, tenutosi a Colli del Tronto, con una mostra dal titolo: “Fuori di scena – I grandi volti del cinema e del teatro” (1° agosto 2003);
- Mostra personale fotografica “Napoli, palcoscenico internazionale” tenutasi sotto il porticato di S. Francesco di Paola (Piazza del Plebiscito) – 2005;
- Mostra personale fotografica “Le guarattelle: la maschera e la memoria della città” tenutasi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli – 2006.
- Mostra personale fotografica “Donne di frontiera” tenutasi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli – 2014 (Scattate presso la casa circondariale di Pozzuoli)





