di Osvaldo Cammarota – Presidente Arci Pesca FISA Campania
e Maurizio Simeone – Direttore Area Marina Protetta Gaiola
Il Mare è una risorsa universalmente riconosciuta per la ripresa e resilienza del Paese, ma sarà tale se sarà davvero tutelato da episodi che ne minacciano la potenza rigeneratrice. L‘azione del “Volontariato di prossimità” vale più di una montagna di buone intenzioni.
Le reste sono una delle minacce, forse poco conosciuta ma dannosa oltre ogni immaginazione. Sono i retini di plastica che si utilizzano per allevare le cozze, non sempre si riesce a recuperarli, molto spesso finiscono in mare accumulandosi e diffondendosi sui fondali marini.
Ogni anno in Italia si consumano circa 2000 tonnellate di retine, per ogni kg di cozze portato al mercato, si utilizza circa un 1,5m lineari di retina (120.000 km in 1 anno), pari a 3 volte la circonferenza del pianeta Terra. Il Coralligeno, habitat fondamentale del mediterraneo ad altissima biodiversità e per questo tutelato dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, è sicuramente tra gli ambienti più impattati da questa problematica. Gorgonie, madrepore, spugne, briozoi, e gli altri organismi animali e vegetali che compongono questa ricchissima comunità biologica marina, quando vengono investiti da questi sciami di retini alla deriva sui fondali, ne rimangono completamente avviluppati.
Su questo specifico problema si è concentrata l’attenzione del Coordinamento Tutela Mare (CTM) promosso dall’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola insieme a ben diciotto associazioni di volontariato. Il progetto che si sta attuando, riguarda tutti gli aspetti riconducibili alla questione: dalla sensibilizzazione allo smaltimento, al fine di affiancare i mitilicoltori nel possibile esercizio di questa attività millenaria in un quadro di piena sostenibilità ambientale.
Il progetto si propone di svilupparsi in tre fasi, una prima di comunicazione ed informazione sulla problematica e le sue gravi conseguenze, attraverso la realizzazione di video e altro materiale informativo da diffondere su social e web. Una seconda fase riguarderà la raccolta dati, attraverso un progetto di Citizen Scienze dove cittadini, bagnanti, diportisti, divers, e altri fruitori del mare potranno segnalare e geolocalizzare accumuli di retini su spiagge e fondali che serviranno per costruire una web-map interattiva e consultabile dal pubblico (www.gaiola.org/arrestalereste ). L’ultima fase del progetto, già partita in parallelo con le altre, riguarderà la ricerca di una soluzione al problema, attraverso un approccio basato sull’economia circolare, che coinvolga imprenditori, istituti di ricerca ed istituzioni, nel trovare la strada per avviare questo materiale al riciclaggio trasformandolo da rifiuto a risorsa di nuova materia prima, rendendo così “non più conveniente” la dispersione in mare.
L’iniziativa è stata illustrata in un Convegno tenutosi il 26 marzo u.s. a cui hanno partecipato qualificati rappresentanti del mondo scientifico, delle Istituzioni e degli Organi di vigilanza. Durante il Convegno sono stati anche trasmessi filmati che mostrano in maniera eloquente i danni provocati ai fondali di casa nostra da questi retini. Il Golfo di Napoli, ed in particolare la costa Flegrea, è infatti interessato da un’elevata concentrazione di impianti di mitilicoltura.
Oltre gli apprezzamenti espressi e la disponibilità a proseguire il dialogo, agli organizzatori è stata rappresentata la complessità delle relazioni tra i diversi soggetti pubblici che, a vario titolo, si occupano dei problemi del mare; delle difficoltà di interazione tra i diversi livelli istituzionali e, talvolta, di raccordo “orizzontale” tra Enti operanti nel medesimo territorio. Cose non nuove, di cui ciascun componente del CTM è diretto e sofferente testimone.
Ma la passione e l’impegno del “Volontariato di prossimità” ha espresso la sua forza. Val bene qui richiamare che il lavoro materiale e i costi della sperimentazione sono stati sostenuti interamente dal quel “Volontariato di prossimità” che rimane, suo malgrado, “invisibile”.
Dalla vicenda possiamo trarre qualche riflessione di più ampio significato.
Quando la passione e l’impegno si fa Stato, si producono risultati benéfici per tutti.
Quando lo Stato smarrisce questi elementi, ne risentono la natura e le comunità.
Il mare stesso ci ha insegnato che l’unione fa la forza. È forse tempo che questo insegnamento sia meglio incorporato nel Sistema Pubblico (Politica e Amministrazione).
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