di Luca Sorbo *
Superfici visibili che vivono nella contingenza del tempo di posa e di tutte le altre scelte del fotografo compongono il pregevole libro fotografico di Mario Ferrara dal titolo Campagna periurbana.
Le aree periurbane, come ci ricorda Mario Ferrara, sono spesso fasce a gemmazione spontanea, prive di pianificazione e ciò comporta una distribuzione casuale di costruito e di non costruito. Il periurbano è nun luogo non comune che si trova in una condizione di sospensione e di cambiamento in corso, quindi, una situazione contingente che la fotografia registra e rende permanente al fine, si spera, di una sua nuova progettazione.
Il periurbano è lontano dall’idea di bellezza e, quindi, interessa poco ed è scarsamente documentato, passa inosservato, anche se è estremamente presente nella vita quotidiana delle persone che vivono a Nord di Napoli.
Il prodotto editoriale realizzato da Mario Ferrara, di circa 20×30 cm e che contiene 79 fotografie e testi di Massimiliano Campi, Pierangelo Cavanna, Enrico Formato, Michelangelo Russo, è di gran pregio ed è curato nei minimi dettagli, dalla copertina alla rilegatura.
Lo sguardo di Mario si è nutrito della conoscenza dei lavori di maestri della fotografia, come Luigi Ghirri, Stephen Shore e Gabriele Basilico, che ha anche frequentato di persona. Il suo fotografare è una lettura sapiente dello spazio, è la ricerca di indizi di una possibile progettazione. È un lavoro di indagine, un saggio visivo sui margini della città che si scontrano con le zone rurali. La ricerca di Mario, però, non è una denuncia, è proiettata verso il futuro, cerca soluzioni, punti di fuga.
Conosco Mario da quando era un giovane studente universitario e so bene con quanto impegno ha perfezionato la conoscenza della tecnica e del linguaggio fotografico. È uno dei casi felici in cui la passione si è incontrata con la sapienza e con la determinazione. Per fortuna non è fuggito dal nostro territorio, così difficile e così avaro di opportunità verso i talenti, è rimasto a Caserta e ha cominciato ad indagare il territorio con gli strumenti sia del fotografico sia con quelli della scienza del costruire.
Questo libro è una tappa importante del suo percorso di professionista e di autore, sicuramente non è un punto di arrivo, poiché sono sicuro ci saranno altre ricerche di grande interesse in futuro, ma questo lavoro rappresenta la definitiva consacrazione di Mario come autore di interesse nazionale. È riuscito a trovare un suo sguardo che si nutre della lezione dei maestri, ma che sa essere originale, restando, però, sobrio ed essenziale.
Speriamo che le nostre istituzioni non lo lascino nello spazio periurbano della vita culturale e sappiano sfruttare e far fruttare le notevoli capacità e competenze che possiede.
(*) esperto in storia e tecnica della fotografia
già docente Accademia di Belle Arti