
di Francesco Bellofatto
AGEROLA (Na) – Non a caso è a cavallo tra Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana: da un lato i profumi e i gusti dei Monti Lattari e dei prodotti della fertile terra vesuviana dell’Agro Nocerino-Sarnese, sull’altro versante gli aromi amalfitani e il sapore della Costiera. Basterebbe questo per vivere Agerola, ad appena 33 chilometri da Napoli, ma c’è molto, molto di più. C’è il clima, salubre come ce lo raccontavano i nostri genitori, c’è il verde, c’è la natura unica e dirompente che ci conduce lungo il Sentiero degli Dei ad attraversare tutta la dorsale dei Lattari fino a Santa Maria del Castello, con vista a strapiombo su Positano e verso Li Galli. O affacciarsi a Bomerano ad osservare, più in giù, Furore e Conca dei Marini.
Il senso di tutto questo lo racchiude Palazzo Acampora, una delle più antiche e nobili residenze storiche della Costiera, dove la storia e il verde accolgono l’ospite, con stile, gusto, ma soprattutto passione. Ed è la passione la chiave di volta che unisce Palazzo Acampora a La Corte degli Dei, ‘locanda’ (si fa per dire…) dell’aristocratica magione.
Un cenno al contesto, cha da solo vale l’inerpicarsi sui tornanti che salgono da Castellammare e Gragnano: nelle stanze di Palazzo Acampora si trovano tracce di una storia che lega la nobile famiglia a Corfù e al Generale Avitabile, indomabile condottiero e fautore della nascita della razza ‘Agerolese‘, vacca dalle eccellenti qualità, artefice della fortuna dei caseifici locali. Ci guida nelle stanze, dove il tempo sembra fermarsi, Nilla Carillo, memoria storica della magione, chef che ad Agerola ha portato la sua competenza gastronomica mitteleuropea, legando i gusti del territorio agli stilemi dell’alta cucina.
Palazzo Acampora – il colpo d’occhio nella corte interna da lasciare senza fiato, con l’edera rampicante che colora la facciata – è al centro di un progetto di ristrutturazione interna, all’insegna della sostenibilità: non chiamatelo ‘albergo de charme‘, il termine è riduttivo e va bene al limite per i centri storici della metropoli o le scintillati località del leisure tourism.
Qui è tutto all’insegna della natura, della semplicità, del ritrovarsi – finalmente – in una dimensione umana.
Artefice della rinascita del Palazzo è Giovanni Paone, ingegnere e innovativo imprenditore nell’impiantistica ferroviaria e nel turismo, che per lo storico edificio punta a poche camere per un pubblico selezionato.
Ma passiamo alla brigata, guidata dal giovanissimo chef executive Giuseppe Romano, che nonostante la giovane età, può contare su un’esperienza maturata in strutture di prestigio, lavorando accanto a professionisti di altissimo profilo; essendosi formato, in particolare, alla scuola dello Chef Vincenzo Guarino.
L’accoglienza è in Bottaia, con un aperitivo finger food. La tavola, imbandita sobriamente, domina gli ambienti di un’antica casa rurale.
Profumi che ci accompagnano in giardino: pochi tavoli, ancora di meno nella sala interna con cucina a vista, affidati al maître e restaurant manager Luigi Capriglione.
L’olio in degustazione è il biologico di Americo Quattrociocchi, abbinato con panini e grissini fatti a Palazzo. Ci stuzzicano l’appetito taralli, babà rustici al Provolone del Monaco e focaccine con pomodoro ciliegino.
L’apertura, trionfale, è affidata agli Spaghettoni di Gragnano (28 Pastai) ai 5 pomodori (datterino rosso e giallo, salsa), con mousse di Provolone del Monaco. In abbinamento il Barbaresco Cascina Morassino, proposto, tra le circa 140 etichette in carta, dal sommelier Antonio Iovine.
E qui il palato, a giorni di distanza, sta ancora facendo gli applausi…
Intermezzo affidato alle più classiche delle Montanarine (da sempre una mia inarrestabile passione) con Reggiano stravecchio 36 mesi; Tartellette al peperone giallo (Crusco di Senise?), pasta sablé salata con burro vaccino e acciughe del Cantarbico, Pappa al pomodoro datterino giallo.
Si procede con Capesante scottate al Tartufo Nero e Rombo chiodato con mousse di zucchine, accompagnati da Rossese di Dolceacqua Doc (Maixei) e Recioto della Valpolicella (Villa Spinosa).
Qui entra in scena la pastry chef Clara Naclerio, che ci addolcisce con Crumble e Mousse di Pesca in riduzione di Aglianico, e la piccola pasticceria di arrivederci.
Che dire? La Corte degli Dei mi ricorda una piccola orchestra affiatata che suona in armonia. Come per la musica, tutti uniti dalla passione per il buon cibo e dall’impegno di lasciare nel visitatore un buon ricordo, viatico per un ritorno.
Buona orchestra, giovane e di solidi principi: Km0, territorio, stagionalità, con selezione – quando non provengono dal vicino orto, delle migliori produzioni autoctone (e ce ne sono veramente tante, nei due lati delle Costiere), per un progetto unico nel suo genere.
Il ‘fine dining‘ (lo vogliamo chiamare così?) ben si adatta all’atmosfera slow di Agerola. Non andate di fretta se venite a Palazzo Acampora, lasciatevi avvolgere da un’atmosfera raffinata e senza tempo.
Ve ne andrete con un doppio sorriso, il vostro e quello di chi vi ha accolto all’insegna delle buone maniere.
PALAZZO ACAMPORA / LA CORTE DEGLI DEI
Via Armando Diaz, 26 (Pianillo) – 80051 Agerola NA
www.palazzoacampora.it
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