di Luca Sorbo *
Una grande passione per il mare e per la letteratura caratterizzano la ricerca visiva di Massimo Cacciapuoti, classe 1954, uno dei più originali reporter napoletani che riesce a coniugare informazione e pregio estetico come pochi altri.
Gli studi di Scienze biologiche che dovevano condurlo verso una carriera di esperto del mare sono interrotti dalle passioni dei moti studenteschi. I primi anni Settanta coinvolgono tutti i giovani nella lotta politica e sociale e tutto il resto diviene marginale. Nel 1979 comincia a collaborare con Paese Sera e con altri giornali della sinistra proponendo reportage di carattere sociale e documentando le tante manifestazioni.
Molto ricca la sua biblioteca sia di rari e preziosi libri di fotografia sia di libri letteratura dall’amato Kafka agli autori della Beat generation. Nel 1979 a Spoleto intervista Allen Ginsberg e riesce a pubblicare sul Mattino sia il testo che le foto. Vive con grande entusiasmo questi anni ed educa il suo sguardo studiando il lavoro dei grandi autori della Magnum. Cerca di affinare un suo stile cercando di documentare gli eventi, ma sempre in modo originale e con una forza evocativa. Non ha mai amato il neorealismo ed ha sempre cercato di raccontare la città fuori dagli stereotipi. La realtà non è mai piatta ed univoca ed il suo sguardo sa cogliere la poesia che ogni luogo possiede. Il suo guardare è delicato, sognante ed il reale diviene scrittura di luce ricca di risonanze culturali.
L‘uomo e la relazione con l’ambiente sono un altro dei temi su cui si è esercitato il suo guardare. In questo dialogo tra ricerca estetica e documentazione si estrinseca il suo fotografare.
Sul Mattino illustrato pubblica un reportage su una delle ultime miniere di zolfo in Irpinia ed uno sulla vita dei camionisti.
Successivamente Luciano D’Alessandro diviene photo editor del Mattino illustrato con la direzione di Roberto Ciuni e decide di pubblicare una copertina con una foto di Massimo sui riti magici in Campania. Grande è la stima di D’Alessandro per Massimo in cui riconosce uno stile non provinciale e capace di confrontarsi con i grandi autori internazionali.
Questo è un periodo straordinario per il fotogiornalismo in Campania poiché D’Alessandro forte delle conoscenze che aveva a livello internazionale riesce a dare alla fotografia un ruolo autonomo nel giornale e non solo un accompagnamento al testo come era in precedenza. Questo approccio troverà una sua evidenza nella documentazione dei tragici eventi a seguito del terremoto degli anni Ottanta del Novecento.
Un altro intellettuale molto esperto in fotografia che ha apprezzato le immagini di Massimo è stato Ugo Di Pace che ha sempre cercato di convincerlo a proporre in mostre e libri le sue fotografie. Proposta sempre rifiutata per una umiltà profonda che caratterizza la sua persona e che gli impedisce di proporsi nel modo più efficace.
Purtroppo il suo talento non si è ancora concretizzato in un libro d’autore e sicuramente sarebbe auspicabile che le sue migliori immagini siano raccolte in un libro di prestigio che gli dia quella notorietà nazionale che oggi gli è negata. La grande umiltà con cui si approccia a tutti è da ammirare, ma purtroppo lo ostacola in un mondo della fotografia in cui, per la mancanza di istituzioni culturali di alto profilo, è l’autopromozione l’unica possibilità per diffondere il proprio lavoro.
Ha lavorato solo ad una pubblicazione con l’editore Colonnese sulla metropolitana a Napoli che si è trasformato in un guardare la città attraverso il finestrino del treno, un buon libro, ma non sufficiente per mostrare il suo talento.
Speriamo che riesca a concludere la sua ricerca sui lavoratori del mare del Mediterraneo che sicuramente sarebbe di estremo interesse.
(*) esperto in storia e tecnica della fotografia
già docente Accademia di Belle Art