
POMPEI (Na) – La presentazione ai tifosi nello stadio “San Paolo” strapieno, i dribbling con il pallone incollato al piede, le esultanze dopo i gol più importanti, gli abbracci con i compagni di squadra di un Napoli bello e vincente. Ma anche i momenti vissuti in solitudine, o quasi, ad allenarsi lontano dal mondo. È un Diego a tutto tondo quello raccontato dalle 140 foto di Sergio Siano ed esposte nella mostra “Maradona, il genio ribelle” che ha aperto i battenti il 2 aprile, e resterà visitabile fino al 9 giugno 2023 a Pompei, presso il Museo Temporaneo di piazza Bartolo Longo.
A completare l’esposizione – ad ingresso gratuito – ci sono, poi, i “memorabilia” autentici del fuoriclasse argentino. I cimeli originali, arrivati in prestito dal Museo Vignati di Napoli fanno della mostra una “stanza delle meraviglie”: si va dalla camicia che Diego indossava il giorno stesso in cui ha messo piede a Napoli al pallone del Mundial ’86 che consacrò l’Argentina sul tetto del mondo; dal giubbotto usato nel riscaldamento prima della semifinale di Coppa Uefa 1989 a Monaco di Baviera, al pallone della partita vinta a Torino contro la Juventus nell’anno del primo Scudetto (1987).
Le fotografie di Sergio Siano hanno immortalato le più decisive gesta atletiche di Diego per le vittorie del Napoli, ma anche i suoi momenti più “intimi” in cui El Pibe de Oro rimaneva ad allenarsi da solo, lontano dai riflettori e dall’entusiasmo, talvolta straripante, dei tifosi napoletani.
Ma anche quegli stessi tifosi e le loro incontrollabili manifestazioni di gioia, in occasione dei trionfi azzurri dell‘epoca, sono rimasti impressi nelle immagini del fotoreporter partenopeo. A guardare oggi quelle foto, si capisce che non si limitano a raccontare i successi di una squadra di calcio e del suo leader. Sono, piuttosto, una finestra che si affaccia su un’epoca che non c’è più, scandita dai successi di Maradona, del Napoli e di Napoli.
«In questa mostra espongo il “mio” Maradona, la mia visione del campione, ma soprattutto dell’uomo, che va al di là del giudizio degli altri. Non mi sono mai lasciato influenzare da cosa ne pensassero le persone, anche perché ne ho vissuto l’aspetto umano e per me Diego era “uno di famiglia”. Perciò l’esposizione somiglia un po’ ad un “album di famiglia”. C’è l’uomo che viene da un quartiere povero di Lanús, vicino Buenos Aires, che ricorda molto i Quartieri Spagnoli di Napoli, dove sono nato io. Diego è un uomo che nasce povero, ma libero. Poi diventa ricco, ma vivendo “in una gabbia”. Maradona a Napoli era “braccato” dall’affetto straripante dei tifosi. Invece al Centro “Paradiso”, quando si allenava da solo, era davvero se stesso, era sereno. In quei momenti percepivo nei suoi occhi la malinconia del più forte, e forse più ricco, calciatore del mondo che, però, era povero di libertà. Per questo non gli ho mai chiesto una fotografia insieme, un autografo o una maglietta e non sono mai andato sotto casa sua a scattare foto. Volevo essere come trasparente per non disturbarlo. Lui lo capiva e mi permetteva di essere sempre con lui. Diego era anche una persona molto generosa, faceva tanta beneficenza e al Centro “Paradiso” regalava degli show con il pallone a chi non poteva permettersi il biglietto per lo stadio. Questo è il Maradona che mi piace raccontare» spiega Sergio Siano, fotogiornalista e autore della mostra.
«A Monaco di Baviera Maradona mi regalò il giubbino che aveva addosso durante il riscaldamento prima della partita Bayern-Napoli, semifinale di Coppa Uefa 1989, e mi disse: “Così non ti bagni!”. Infatti due settimane prima, nella gara di andata a Napoli, pioveva a dirotto e io, che ero raccattapalle e bordo campo, mi bagnai tantissimo. Diego se ne ricordò e mi fece quel dono, da persona generosa qual era. È solo uno dei tanti regali che ricordo. Quel giubbino è esposto nella mostra a Pompei insieme a tanti altri cimeli a cui siamo legatissimi. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo come persona: mio padre Saverio è stato per 37 anni il custode del “San Paolo”, mia madre, Lucia Rispoli, divenne la sua governante di casa mentre mia sorella Raffaella fece da babysitter alle sue bambine. Attraverso i cimeli esposti vogliamo raccontare proprio il suo grande altruismo» dice Massimo Vignati, titolare del Museo Vignati di Napoli, da cui provengono i cimeli in mostra.
«Nessuno più di Maradona è stato un artista del calcio, un visionario, un rivoluzionario che ha “sfidato” anche la Fifa. Questa mostra, frutto dell’esperienza quarantennale del Maestro Sergio Siano, si sposa benissimo, quindi, con la missione che si è data Kaos48 e cioè “agitare le acque e sensibilizzare gli animi ad una nuova primavera culturale”, diffondendo l’arte napoletana (e non solo), attraverso una visione rivoluzionaria ispirata ai moti del ’48. Nello specifico, “O’48” è il movimento culturale in seno all’associazione Kaos48, che aspira al risveglio del movimento d’avanguardia, dopo un 30ennio di fervente attività che produsse nuove correnti, linguaggi e forme d’espressione facendo emergere tante proposte artistiche, nuove e variegate per l’epoca» affermano per Kaos48 Stefano Nasti e Fabrizio Scomparin, curatori della mostra.
«La mostra è un modo per esprimere la bellezza e la complessità della sua vita attraverso l’arte, perché Maradona non è mai stato “solo” un calciatore. La sua influenza sulla società è andata oltre il mondo dello sport e questa mostra dedicata a lui, in una città conosciuta come Pompei, è un modo per celebrare la sua vita e il suo contributo alla cultura popolare. Rappresenta l’idea che anche le persone più umili possono raggiungere la gloria e diventare famose. E la mostra d’arte dedicata a Maradona è anche un esempio di come l’arte possa essere utilizzata per promuovere il riscatto e l’inclusione» dice Nello Petrucci, artista e ideatore della mostra.
La scelta di fare la mostra a Pompei non è stata casuale, come ha spiegato il primo cittadino della città vesuviana. «Pompei è un unicum nel panorama della cultura mondiale, così come Maradona è un unicum nella storia del calcio mondiale. Ed è in questa ottica di parallelismo che si inquadra la mostra degli scatti della leggenda del calcio. La mostra, attraverso le immagini di Sergio Siano, fotoreporter a bordo campo negli anni d’oro napoletani del Pibe de Oro, racconta Diego nell’intimità dei suoi allenamenti, ma anche nelle sue partite più importanti, mentre veniva celebrato da tifosi in visibilio. Una narrazione di Maradona come icona di vittoria e riscatto per i suoi tifosi e per un intero popolo. Pompei ricorda anche la generosità di Maradona che in gran segreto veniva a trovare i piccoli ospiti nelle opere di carità del Santuario mariano» dichiara Carmine Lo Sapio, sindaco di Pompei.
Alla presentazione della mostra sono intervenuti anche Corrado Ferlaino, presidente del Napoli degli Scudetti del 1987 e del 1990; Gianni Improta, ex calciatore che ha vestito la maglia azzurra negli anni ’70 e nei primi anni ’80; Mimmo Malfitano, giornalista de “La Gazzetta dello Sport” e opinionista sportivo; Gino Rivieccio, attore, cabarettista e showman.
L’esposizione fotografica e materiale “Maradona, il genio ribelle” è realizzata da Art and Change con il patrocinio del Comune di Pompei ed è curata da Kaos48. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 9 giugno 2023.