La Pera Signora della Valle del Sinni, antica varietà autoctona dal profumo intenso e dalla polpa succosa, torna protagonista grazie all’impegno di Concetta La Rocca, imprenditrice agricola lucana, presidente dell’associazione Donne in Campo-Cia e premiata come Agricoltore Custode dell’Anno dall’Alsia. Un frutto dimenticato che diventa oggi il fulcro di un progetto di valorizzazione agroalimentare e culturale, legato alla terra, alla biodiversità e al futuro delle aree rurali. A partire dal 2014, anno in cui la Pera Signora della Valle del Sinni è diventata Presidio Slow Food, è iniziato un processo virtuoso di recupero grazie anche alla registrazione della varietà nei cataloghi dell’agrobiodiversità regionale. L’esempio di La Rocca ha ispirato altri dieci agricoltori del territorio che oggi coltivano questo pero antico, contribuendo alla sua tutela.
Il nuovo passo avanti è la nascita di un laboratorio aziendale che consente di trasformare il frutto fresco in confetture, canditi, puree, succhi di frutta, ma anche in biscotti, panettoni e dolci da forno. Una microfiliera che punta sulla trasformazione artigianale in azienda, chiudendo così il cerchio produttivo e valorizzando fino in fondo una varietà che racconta la storia e il paesaggio della Basilicata. “È il modo migliore per chiudere il cerchio di una filiera che ha ancora molto da dire”, afferma La Rocca, da oltre trent’anni impegnata nel recupero dei terreni incolti del basso Sinni, dove ha rimesso a dimora alberi da frutto e ortaggi antichi.
Nel suo terreno sorge anche un pero Signora dichiarato albero monumentale, simbolo di un’agricoltura che protegge il patrimonio genetico e culturale del territorio. Ma non c’è solo la pera: insieme a un docente genetista, La Rocca ha selezionato un miscuglio evolutivo di fagioli, altamente adattabile al clima e al terreno, oltre a peperoni, sedano, origano e altre varietà orticole autoctone della zona. Si tratta di un modello di agroecologia radicato nella tradizione e proiettato nel futuro, dove il legame con la terra diventa un atto culturale e identitario.
La storia della Pera Signora è anche una storia di donne, biodiversità e resilienza. Concetta La Rocca è impegnata da anni in progetti e associazioni locali che promuovono la cultura rurale e la tutela del paesaggio agricolo lucano. La sua visione è chiara: non si può trasmettere l’identità di un luogo se non si conoscono e si valorizzano le sue piante, i suoi sapori, la sua memoria. Nei campi da lei coltivati, spesso si trovano piante di cui non si conosce nemmeno il nome, ma che portano con sé un sapere antico che merita di essere custodito e tramandato. Come accade in alcuni film poetici sul ritorno alla terra, come La fattoria dei nostri sogni o Le meraviglie, qui la ruralità si riscopre moderna, produttiva, sostenibile e creativa.
L’esempio del laboratorio della Pera Signora dimostra come le aree interne del Mezzogiorno possano diventare laboratori di innovazione agroalimentare, se sostenute da reti, passione e conoscenza. È un messaggio forte rivolto ai giovani, alle donne, a chi vuole restare o tornare nei borghi rurali e costruire un futuro fatto di agricoltura, identità e speranza. E magari gustare una confettura che sa di memoria, di terra e di futuro, ascoltando A modo tuo di Elisa o La mia terra di Mango.
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- www.alsia.it/opencms/opencms/alsia/
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