
di Luca Sorbo
“Nelle foto di Riccardo c’è la metamorfosi dell’essere umano prima che del musicista, la forma effimera e fragile che prende chi cerca il suo spazio. Riccardo sa cogliere il flusso che scorre, la trasformazione che fa restare sempre vivi, i suoi scatti mettono davanti all’illusione come un buon mago, e ci mostrano che chiunque può essere ciò che vuole, che ognuno splende in ogni momento. Il suo obiettivo attende paziente l‘uscita della crisalide dal bozzolo, e poi si affretta a cogliere qualcosa che sta per scomparire. Nei suoi ritratti c’è l’uomo con tutta la sua minutaglia. I personaggi della commedia umana, il farabutto, il cinico e il sognatore, e davanti al suo sguardo i timidi si fanno spavaldi.”

Queste parole di Lorenzo Marone ci introducono alla ricerca visiva di Riccardo Piccirillo, noto come RIC PIC, tra i più interessanti fotografi musicali a livello nazionale.
L’interesse per la fotografia è subentrato solo in un secondo momento, la sua grande passione è stata ed è la musica. Suona la chitarra e vive tutte le fascinazioni del sonoro. Ascoltava i dischi per ore guardando la copertina dei 33 giri e quella immagine, in un’epoca pre-Internet, diventava la visualizzazione dell’artista e del suo mondo. Compra la sua prima macchina fotografica quando nasce il figlio e scopre le potenzialità delle impronte di luce. Allora porta la fotocamera ai concerti e piano piano scopre che il fotografare può essere un modo per vivere la passione per la musica appagante.
Scrive sul suo sito: “Nel 2010 ho scattato la mia prima fotografia con una reflex, e un anno dopo, ho portato la fotocamera ad un concerto senza avere un accredito e senza nessuna autorizzazione a fare foto. La performance era quella di Ruthie Foster. Una delle immagini prodotte quella sera è diventata la copertina di una rivista internazionale, di un EP live digitale ed è stata scelta come foto icona dalla stessa artista. Capii che fotografare i musicisti era tutto ciò che volevo. Unire due grandi passioni mi rende un uomo fortunato. Mi trovo spesso a scattare a tempo di musica, conosco i brani, so quando è il momento di premere l’otturatore, so cogliere le pause e penso che suonino più delle stesse note. Prevedere cosa accadrà mi dà un vantaggio. Sono stato definito fotografo Rock, anche se ho i blues nel cuore.”

Non ama i social, ritiene che siano troppo vincolanti e superficiali. Ritiene che in passato forse hanno avuto un ruolo e sono stati utili, ma oggi non hanno più alcuna funzione. Nel suo sito sviluppa un’idea per contrastare il consumo banalizzante delle immagini. Si tratta di www.7seconds.it. Si possono visualizzare le foto a piena risoluzione solo per 7 secondi dopo di che la foto non sarà visibile per quell’utente mai più. Questa obbliga ad una selezione ed una visione molto attenta.
L’amicizia riveste un ruolo molto importante nella sua vita ed il suo studio a via Costantinopoli diventa un luogo dove incontrarsi e progettare iniziative. Un amico particolare è Guido Harari, che a parere di molti, è il migliore fotografo musicale italiano.
Il suo fotografare è molto libero, non cerca pose stereotipate. A volte rischia anche il contrasto con il soggetto ritratto pur di avere un’immagine originale. Con Ramin Bahrami, ad esempio, famoso pianista iraniano, realizza una foto completamente diversa da quella che i committenti avevano pianificato.
Mostrare il NON VISIVO è una sfida notevole per un supporto sensibile che può registrare solo la luce riflessa. È necessario scoprire nel visivo quel qualcosa che sia capace di evocare il non visivo.

Il corpo somatizza il suono ed il fotografo attento sa cogliere quel gesto, quella posa che racconta quell’esperienza musicale.
Barbara Silbe, curatrice del bel libro che raccoglie i primi 10 anni di fotografie di Riccardo, fa notare che nelle sue immagini c’è sempre una sospensione tra ciò che è accaduto e ciò che deve accadere.
Il primo libro di Riccardo, edito da eMuse, ha la forma di un 33 giri ed all’interno sono incisi i solchi delle emozioni del suo guardare.
Ha realizzato numerose copertine di dischi e molti artisti si affidano a lui per la realizzazione delle foto per la promozione.
In questi giorni c’è una sua mostra al Blue Turtle, fino al 27 aprile, dal titolo Jazz lights, blues shadows in cui sono esposte una selezione dei suoi lavori.

In occasione della mostra ha dichiarato: “sono geloso del mio rapporto con la musica. il mio approccio è solitario, la musica mi trasmette emozioni che mi arrivano senza filtri e che faccio difficoltà a condividere. siamo soli, io e la musica e non vogliamo essere disturbati o interrotti da nessuno. sono incontri riservati e riguardano me e le mie emozioni. sarà perché sono cresciuto ascoltando in solitudine vinili con le copertine tra le mani, sarà perché sono per carattere poco incline ad esternare le mie emozioni, ma quello che provo ascoltando musica è affare mio. ma poi succede che incontri qualcuno che ha il tuo stesso approccio, che si emoziona sulla stessa nota e nello stesso momento insomma qualcuno che la vive come te e capisci che poi non sei solo. le mie fotografie musicali sono figlie di emozioni che chi ama la musica ben comprende. sono emozioni di anime solitarie.”
