Ricci confermato alla guida di Cgil Campania. La relazione al congresso

NAPOLI – Nicola Ricci è stato riconfermato segretario generale della Cgil Campania. Ad eleggerlo, con l’83% dei consensi, l’assemblea generale al termine del dodicesimo congresso che si è svolto alla Stazione Marittima.

“Ringrazio per l’affetto che tantissimi compagni mi hanno dimostrato – ha detto Ricci dopo l’elezione – sono felice e questa riconferma mi stimola a fare sempre di più e meglio nei prossimi anni. Le problematiche da affrontare sono tante, così come le responsabilità e le scelte da fare, che voglio condividere con tutti voi. Nessuno può andare avanti da solo”.

Pubblichiamo la sintesi della sua relazione al dodicesimo congresso regionale della confederazione.

La debolezza strutturale del sistema industriale italiano, nel suo complesso, può rappresentare oggi un’occasione pressoché unica per assegnare a una nuova fase d’industrializzazione del Mezzogiorno un valore e una funzione nazionale ed europea. Oggi corriamo il rischio, con questa destra, di riprendere vecchie teorie che in sostanza affermano che quando in una regione meno sviluppata vengono immesse nuove tecnologie e risorse, nel vecchio apparato produttivo si ha una crescita media della produttività del lavoro superiore a quella dei paesi leader e di conseguenza si avvia un processo di riduzione degli squilibri, fino alla loro progressiva scomparsa. Per noi l’industrializzazione del Mezzogiorno è possibile nella misura in cui si riesce finalmente a determinare un intreccio virtuoso tra il bisogno d’investimenti produttivi al Sud, e il bisogno di efficienza non solo del Sud ma dell’intero sistema produttivo italiano. Il tema dell’efficienza, della capacità di direzione e d’indirizzo delle scelte tanto sul terreno dello sviluppo economico che su quello degli assetti territoriali, da parte dei governi regionali, assume dunque, nella fase attuale, una valenza assolutamente decisiva. Vorremmo un soggetto “Regione Campania”, ma più in generale delle Regioni del Mezzogiorno, come l’elemento acceleratore, con efficienza, delle possibilità di sviluppo e nel caso contrario non concausa di fenomeni di arretramento socio produttivo quando non di vero e proprio degrado. Cosi come la battaglia per l’efficienza delle Amministrazioni. Vanno bene i bandi per le assunzioni nella PA ma in una logica di un piano nazionale straordinario e sotto la regia almeno della conferenza Stato Regioni.

È allarmante la condizione delle crisi industriali in Campania, dall’elettrodomestico alle telecomunicazioni, dall’elettronica all’aerospazio, fino alla mobilità. Tante le vertenze irrisolte, lo abbiamo ricordato una settimana fa al congresso di Napoli, dalla Whirlpool passando attraverso la lotta per la difesa della Jabil e di Dema, oggi a un punto delicato delle vertenze, fino a Soft Lab e Orefice, punte dell’iceberg di un avanzato processo di deindustrializzazione che sta interessando da anni il territorio campano con conseguenze devastanti sulla condizione dei lavoratori e delle loro famiglie. Sosteniamo con convinzione che la Campania sia centrale in un piano nazionale per le aziende dell’automotive all’interno del quale si potrebbe assegnare ai siti di Pomigliano e Pratola Serra una risposta. Abbiamo crisi come quella delle GDO, della produzione culturale, dei Call center, dell’annoso problema dei forestali e del precariato in sanità e negli altri settori strategici dei servizi, mense, pulizie, alberghiero, degli appalti e sub appalti, navigator e partite iva. Occorre promuovere un’agricoltura sostenibile e sempre più a marchio etico, richiedere protocolli sulla legalità, sulla sicurezza. In questa regione va affrontato anche il tema del costo nascosto della produttività che è quello dei servizi e infrastrutture che se non sono adeguate impattano negativamente e in modo pesante sull’economia generale. Su questo versante se passa la linea del Governo circa la sburocratizzazione e la riduzione di tutti i vincoli per appalti e sub appalti avremo un quadro di negazione di diritti, meno tutele e a rischio di legalità e non solo in materia di CCNL. Potremmo continuare sulle condizioni della desertificazione degli sportelli bancari e della riorganizzazione del credito. Del ruolo delle reti e del digitale con gli effetti della riorganizzazione di Tim, del polo nel Sud di un centro produzioni Rai a Napoli.

Significative anche le criticità delle altre province

È grave la situazione della sanità in Campania. Le criticità vanno dalla gestione del personale, all’organizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali che restano una debolezza strutturale, nonostante l’avvio dei modelli di presidi di prossimità che il PNRR richiama come necessari per la riorganizzazione della medicina territoriale e per la lotta alla congestione dei Pronto Soccorso che non conoscono differenze dal Sannio al mare, con interi presidi di Pronto soccorsi chiusi.

La Cgil Campania e la Flc Cgil hanno dato il proprio contributo all’assemblea pubblica sui problemi della scuola lanciata dall’Assessore regionale Fortini. Siamo di fronte a una battaglia, non solo politica e non più rinviabile, su un progetto più complessivo dell’istruzione che non potrà mai essere regionalizzato e avverso al dimensionamento come definito dal governo. Se in una regione come la nostra, afflitta da grandi diseguaglianze per l’abbandono e, la dispersione scolastica, si guarda all’inclusione come obiettivo strategico, il dimensionamento non può essere quello prospettato. La Campania, con gli accorpamenti e la chiusura di scuole, sarà penalizzata gravemente, sia per quanto riguarda il personale docente che per quello Ata. Questo riparto nasconde tagli e la negazione di diritti: contrastare questa scelta, che ha solo una matrice politica, ci troverà in prima linea. Il dimensionamento è una funzione dell’Autonomia Differenziata ed è in antitesi con l’inclusione. Va dato altro impulso alla lotta all’abbandono e alla dispersione scolastica, dove Napoli ha le percentuali peggiori, ma le aree interne pagano un prezzo alto. Va rivendicato con la regione un piano straordinario per l’edilizia scolastica incalzando il Governo sui bisogni della Campania. Va combattuto il tentativo malsano di creare gabbie salariali nella scuola in ragione di un regionalismo sempre in danno ai più svantaggiati del Paese.

Altrettanto apprezzabile è l’intervento a favore delle donne vittime di violenza e gli interventi in favore della parità di genere. Rimaniamo contrari all’aumento delle aliquote regionali, nonostante gli interventi a favore delle fasce deboli fatte nel 2022. Positiva l’introduzione di un bonus trasporti a favore delle lavoratrici e lavoratori dipendenti così com’è in essere per gli studenti, anche se con noi pensiamo a una diversa rimodulazione Isee. Per quanto riguarda gli stanziamenti sulla cultura, non riteniamo sufficiente quanto previsto per il Teatro San Carlo e colgo l’opportunità per ribadire, quanto già ripreso qua alla stazione marittima, sulla vicenda Teatro sono necessarie una via d’uscita e un’operazione verità su quanto si spiega sui giornali, sulla posizione della Regione e le ragioni di autonomia del Comune di Napoli. Sul Polo Ambiente, come per i lavoratori idraulici forestali chiediamo che si provveda alla loro stabilizzazione e si dovrà lavorare a un apposito stanziamento in bilancio per il loro costo con relativo contratto di servizio. In tema di Trasporto Pubblico rivediamo gli stanziamenti. In merito alle politiche industriali della Regione non riveniamo un significativo intervento aggiuntivo per quanto riguarda le ZES, strumenti decisivi per lo sviluppo della nostra Regione in risposta alla deindustrializzazione del territorio, né per quanto riguarda le Aree di Crisi industriali non complesse e alle Aree di Crisi Complesse. Su questo l’Assessore Marchiello dovrà avviare un confronto cosi com’è improrogabile l’istituzione della cabina di regia sulle crisi. Riteniamo, infatti, che la Regione Campania debba giocare in materia di politiche industriali un ruolo più ambizioso con una prospettiva di lungo termine non legata esclusivamente a quanto deciso in sede ministeriale.

Con Cisl e Uil Campania invochiamo da molto tempo la necessità di un pieno coinvolgimento delle parti sociali non solo in momenti di consultazione pur importanti come l’audizione in sede di disegno di legge del bilancio di previsione, ma la costituzione di veri e propri tavoli di confronto e discussione, come peraltro, già sollecitati in questi anni, su molte delle materie oggetto di questo provvedimento, monitorando nello specifico le ingenti risorse provenienti dal PNRR. Il protocollo sottoscritto tra CGIL CISL UIL e ANCI in tema di PNRR può rappresentare un modello di riferimento in tema di relazioni e sistema strategico.

Anche in questo congresso accanto al tema centrale nazionale del lavoro abbiamo scelto questo titolo non tanto e non solo per la centralità del Mezzogiorno, Meridiana dell’Italia, ma per l’attenzione la cura che si richiede per queste nostre regioni. Nel primo semestre del 2022 si è rilevata una ripresa dell’economia della Campania, fino a che non si sono manifestati gli effetti negativi del conflitto in Ucraina. Le difficoltà di approvvigionamento dei materiali e l’incremento dei costi energetici e dei beni alimentari. Nel primo periodo dell’anno, però, la ripresa è di poco inferiore a quella nazionale interessando molti settori dell’economia.

Sul versante dell’occupazione la situazione non appare particolarmente rosea: il lavoro irregolare rappresenta circa il 18%. Diminuiscono le assunzioni a tempo indeterminato (-16%) e aumentano i contratti stagionali (27%), di somministrazione (16%), i contratti a termine (7%) e quelli denominati intermittenti (21%). Perché parliamo di precarietà? Non solo per la durata a tempo delle diverse tipologie di contratti. Ne consegue che in Campania 332.000 famiglie percepiscono il reddito di cittadinanza con un numero elevato di percettori (890.000); il che rappresenta, nel confronto nazionale, un quinto dei nuclei familiari e un quarto dei percettori. Il lavoro, appunto, che ha subito numerose trasformazioni nel corso del tempo destinato a forme nuove, più sfumate, ibride chiamate knowledge intensive.

Occorre un protocollo con le parti sociali. Abbiamo cercato interlocuzione seria e costante, anche in presenza di mobilitazioni, ma tutto è finito su un binario morto e non per colpe nostre. Concretamente il principio della concertazione e della concentrazione non deve essere letto in termini restrittivi ma di apertura: l’obiettivo non è individuare nicchie specifiche ma delineare orizzonti, tracciare traiettorie che consentano all’innovazione di qualsiasi tipologia sia di sprigionare innovatività produttiva e sociale, e di farlo con una strategia chiara e credibile e che abbia il coraggio di fare scelte precise, evitando una genericità tipica del passato o governata dalle logiche delle convenienze. Ne potrebbero beneficiare, in una tale prospettiva sia le imprese e i lavoratori in essa coinvolti, oggi soggetti al rischio di precarietà, ma anche coloro i quali sono al momento fuori dai contesti di lavoro che troverebbero una possibilità, con adeguata formazione “ad hoc”, di partecipare alla realizzazione di una strategia di sviluppo territoriale. La Campania sta correndo il rischio di non agganciarsi a un sistema che sia pronto a un’agognata ripresa. Fino al 2021 eravamo la terza regione del Paese con un sistema d’imprese innovative, circa 1387, dopo Lombardia e Lazio. Nel 2022 siamo scesi di molte posizioni perché nel frattempo Emilia Romagna, Veneto e Liguria hanno avanzato.

Quando chiediamo un ruolo diverso della Regione Campania, pensiamo a un “doveroso” PIANO PER IL LAVORO comune con le associazioni imprenditoriali, con l’associazionismo, il mondo dell’università e dell’istruzione e della formazione, e ognuno, per la propria parte e le proprie competenze, deve costruire un protocollo operativo che sia permanente e in grado di monitorare costantemente i risultati condivisi e da ottenere.

Nicola Ricci
segretario generale della Cgil Campania
(Sintesi della relazione al dodicesimo congresso regionale della confederazione)

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