di Flavio Pagano *
Qualche giorno fa, a Furore, perla naturale della Costa d’Amalfi, è stata rimossa una scultura che dava il nome a una piccola, incantevole piazza panoramica: il Poggio “La Vela”. Ma il fatto non è per niente di puro interesse locale, come potrebbe apparire a prima vista, bensì ci riguarda tutti, furoresi e non: e vogliamo provare a spiegarvi il perché.
Non intendiamo entrare nel merito di questa scelta, né sulla sua adombrata necessità e nemmeno sui danni che possono essere stati apportati alla scultura stessa durante le operazioni di sradicamento dal suolo.
Vogliamo invece guardare la cosa da un altro punto di vista, e vi invitiamo a porvi con noi una semplice domanda: che cos’è “un luogo”?
Una risposta ce la dà il linguaggio stesso, testimoniando la ricchezza di espressioni generatesi intorno a questa parola: “luogo del cuore”, “luogo della memoria”, “luogo di culto”… Il termine “luogo”, insomma, vive di connubi lessicali nobili, e non si riferisce soltanto a qualcosa di fisico, ma anche, e forse soprattutto, a ciò che quello spazio rappresenta.
È “un simbolo” al quale si legano sentimenti, aspirazioni, ricordi… in una parola, la vita. Intaccarne la purezza, in qualunque modo ciò avvenga, è un gesto molto grave, perché è come offendere una bandiera, un vessillo nel quale una comunità, piccola o grande che sia, si ritrova e al quale riconosce una funzione essenziale: rappresentarla.
Alla luce di questa semplice riflessione, torniamo a Furore e domandiamoci: si può dire che quella piazza affacciata sul mare, e quel piccolo paese intorno ad essa, siano ancora gli stessi, ora che sono stati mutilati della scultura che era lì da sempre?
A nostro parere, la risposta è no. Furore, del resto, come l’intero distretto della Costiera, è in sé un luogo che vive di simboli del territorio. Scalinate, piazzette, scogli, scorci, cale, fiordi, torri, chiese, palazzi… Per un “comune sparso” come questo, a proposito del quale si è da sempre giocato, definendolo “paese che non c’è”, per la mancanza di un baricentro urbanistico, il valore identitario dei luoghi è decisivo.
Ed ecco il miracolo della potenza creativa di un sindaco leggendario quale fu l’indimenticabile Raffaele Ferraioli: trasformare quelle case in un “paese che c’è”, dargli una coscienza, una rinomanza, renderlo prospero e gettare le basi per vincere le sfide del futuro: il turismo in testa.
Un’impresa che non sarebbe stata possibile se la stessa forza non fosse insita anche nel carattere dei furoresi, indissolubilmente legati a quella scultura, a quel “luogo” e al nome che porta.
Gli eredi dell’Autore, intanto, adirati per l’accaduto, si sono rivolti ad Antonella Marchese, giovane avvocato furorese, figura di primo piano nella vita pubblica, inviandole una lettera di protesta contro l’iniziativa dell’Amministrazione, nella quale si sottolinea che la scultura sarebbe stata fra l’altro gravemente danneggiata.
“L’Amministrazione”, spiega la Marchese, “rimuovendo la scultura dalla omonima piazzetta, ne ha eliminato una parte fondamentale. La scultura è un simbolo del brand ‘Furore Paese dipinto’ e non solo non ritornerà dove è sempre stata, ma non ritornerà più com’era prima, impoverendo drammaticamente il contesto culturale e sociale in cui è storicamente inserita. Per noi quest’opera, oltre che testimonianza artistica, era anche testimonianza del passato, parte della nostra Storia, e patrimonio di tutti i furoresi: per generazioni ‘La Vela’ era diventata spontaneamente anche una panchina rivolta verso il mare, sedendo sulla quale, sospesi fra l’ispirazione di un artista e un panorama senza eguali, innumerevoli persone, furoresi e non, si sono abbandonate ai sogni o ai ricordi, si sono lasciate ispirare, si sono innamorate…”
Anche noi amiamo quel panorama unico al mondo, che abbiamo ribattezzato “il blu vivente”: ma, se vogliamo rispettarlo, e se vogliamo che continui ad essere fucina di bellezza, e di ricchezza per i suoi abitanti, forse dobbiamo prima di tutto imparare a prenderci cura dei luoghi eletti che su di esso si affacciano, e dei sacri simboli che nel tempo vi hanno messo radici.
(*) scrittore