di Luca Sorbo *
Le impronte di luce sono ancora oggi la traccia più efficace per documentare l’agire umano: anche se proiettati nel terzo millennio non riusciamo a fare a meno di questo linguaggio privo di codice, ma capace di evocazioni e risonanze necessarie ed efficaci.
Una ulteriore prova di questo si ha nel ciclo di mostre dal titolo Ritus, a cura di Pino Miraglia, ospitate dalla Sala Assoli.
L’impegno di Pino per la fotografia ha radici lontane, nasce con il suo bisogno di esprimersi con questo mezzo e si nutre di numerosi incontri e letture che gli hanno dato conoscenze ed esperienze preziose nel mondo della cultura napoletana ed italiana. Pino unisce alle grandi capacità organizzative un’attenta selezione degli autori e studiosi che invita, che sono sempre presenze significative nel panorama nazionale.
Il suo impegno è figlio di quella cultura libertaria e un po’ anarchica che è stata alla base di alcune delle stagioni più fertili del teatro e del cinema napoletano, che in gran parte sono nate nel mondo underground e che hanno nella Sala Assoli uno dei luoghi più rappresentativi.
Avvia nel 2012, tra mille difficoltà, un progetto per promuovere la cultura fotografica, denominato Movimenti per la fotografia, che ha significative manifestazioni presso Villa Pignatelli. Poi, con la nascita della Casa del Contemporaneo dal 2015 è la sala Assoli, storico spazio teatrale di sperimentazione, che diviene il luogo privilegiato per incontri e mostre.
Ora un pregevole catalogo raccoglie i lavori di sette fotografi che si sono confrontati con il tema del rito. Il volume si apre con un breve testo di Pino che ricorda la drammatica esperienza della madre vittima di un caso di morte apparente, fortunatamente scoperto in tempo.
Gli autori presenti sono:
- Francesco Cito, uno dei principali reporter di guerra a livello internazionale, si confronta con l’entroterra della Sardegna. Il lavoro intitolato L’isola al di là del mare ed accompagnato da un testo di Manuela Fulgenzi ci fa partecipi della ritualità della Settimana Santa e delle pratiche pagane legate al carnevale. Il suo sguardo immersivo attraverso l’uso del grandangolo trova in un B\N contrastato, ma ricco di dettagli la sua efficace presenza.
- Lucia Patalano, presenza storica della fotografia napoletana ed italiana, con un B\N denso di evocazioni mostra il rito della pesca nell’isola di Procida. Il lavoro si intitola Quinta luna ed è accompagnato da un testo di Gabriele Perretta.
- Diana Bagnoli, affermata reporter, si confronta con il misticismo come pratica e mezzo per stabilire una connessione con il divino. La ricerca si intitola I mistici ed è introdotta da un testo di Pino Miraglia.
- Stephanie Gengotti, di origine francese, vive a lavora a Roma. La sua indagine visiva si concentra sulle piccole realtà circensi che rinnovano il fascino degli artisti nomadi che ha caratterizzato il mondo fin dal Medioevo. Il titolo del lavoro è Circus Love ed è affiancato da un testo di Hermes Pittelli.
- Pino Miraglia, fotografo di scena e presenza importante nell’organizzazione di eventi musicali e teatrali, ci rende partecipi della sua esperienza di fotografo durante alcuni spettacoli teatrali. Il titolo del suo lavoro è Il teatro ed il suo doppio ed è arricchito da un testo di Giulio Baffi.
- Valeria Laureano, giovane e promettente fotografa, indaga visivamente il tempo che consuma le cose e le persone attraverso le tracce che cose e persone portano su se stesse. Il titolo della sua ricerca visiva è Amalia ed è accompagnata da un testo di Alessandra Troncone.
- Elena Lucariello, fotografa e studiosa di storia della fotografia, si confronta con i luoghi dove presumibilmente avvenivano i sacrifici. Le opere disposte in sei trittici seguono due percorsi paralleli. La sua indagine si intitola Sacrificium.
L’evento organizzato e curato da Pino Miraglia, in collaborazione con La Casa del Contemporaneo, è di notevole interesse, sia perché la qualità delle opere in mostra è di alto livello, sia perché coinvolge nomi storici della fotografia napoletana e italiana in dialogo con giovani autori, creando così le premesse per una proficua osmosi di esperienze che potrà dare luogo a nuove ricerche. La fotografia napoletana ha spesso sofferto di feroci rivalità che hanno penalizzato la sua diffusione a livello nazionale. Speriamo che l’iniziativa presentata nella Sala Assoli diventi un modello e che siano sempre più frequenti le collaborazioni ed i confronti tra fotografi.
(*) esperto in storia e tecnica della fotografia
già docente Accademia di Belle Arti