
NAPOLI – Si è tenuto presso il CNR IRISS (e on line) il secondo appuntamento del progetto “Più fundraising più cultura”, promosso dalla Scuola di Fundraising di Roma in collaborazione con numerosi partner.
L’incontro, organizzato in collaborazione con il CNR IRISS – Rete Faro Italia, L’Ufficio Italiano del Consiglio d’Europa e LABSUS era rivolto a tutte quelle realtà (associazioni, cooperative, comitati, pubbliche amministrazion)i che si occupano di tutelare e restituire alla fruizione pubblica il nostro immenso patrimonio culturale, spesso inutilizzato o abbandonato a se stesso che oggi si pongono con urgenza il tema della sostenibilità economica dei loro progetti e attività.
SI tratta di una realtà molto diffusa e variegata, che si stima riguardi più di 30.000 soggetti non profit, ma che ancora non viene inserita nelle politiche pubbliche di sostegno al sistema culturale (come l’art bonus, ad esempio) e ancora non è inserita pienamente nel nuovo contesto del Codice del Terzo settore, il che le priva di alcuni strumenti fondamentali di fundraising.
Ad introdurre l’evento sono stati Eleonora Giovene di Girasole e Massimo Clemente del CNR IRISS, che hanno affermato come il tema delle comunità patrimoniali e quindi della loro sostenibilità rientri pienamente nelle finalità di ricerca dell’Istituto che presta da tempo una attenzione crescente a questo fenomeno non solo per conoscerlo ma per favorirlo anche grazie ad importanti sperimentazioni di processi di gestione da parte della comunità del patrimonio culturale.
In secondo luogo, Luisella Pavan Wolfe, past direttore dell’ufficio italiano del consiglio di Europa e membro del comitato scientifico della Rete italiana delle comunità di Faro, ha sottolineato come la Convenzione di Faro abbia spostato l’attenzione dal tema della tutela dei beni al tema della partecipazione della comunità alla gestione di tali beni, il che conferisce al fundraising non solo il ruolo di reperire risorse per il patrimonio ma più in generale per la tutela concreta del diritto della comunità a fruirne e ad occuparsene.
Alessandra Ferrighi, responsabile della Ricerca della Fondazione Scuola dei Beni e attività culturali ha illustrato i dati del censimento delle comunità attive sul patrimonio che la Fondazione ha condotto e che ha mappato più di 250 realtà facendone una radiografia. Queste realtà segnalano, tra le altre esigenze, quella di rafforzare le competenze proprio sul fundraising e quindi sulla sostenibilità economica, tema che dovrebbe essere quindi al centro di politiche di rafforzamento di queste realtà, indispensabili per la concreta tutela dei nostri beni culturali.
Queste introduzioni hanno permesso di meglio comprendere il valore e significato di una azione di raccolta fondi che guarda ai privati (individui, aziende e fondazioni) come “cittadini attivi “che si occupano di tutelare il patrimonio assumendosi al contempo la responsabilità di partecipare alla loro gestione e che guarda alle amministrazioni in una logica di co-programmazione e co-progettazione di politiche di tutela e di costruzione di partnership che superino i vecchi schemi della concessione e dell’affidamento.
Quest’ultimo aspetto è stato sviluppato da Pasquale Bonasora, presidente di Labsus, che ha collocato questa esperienza nel contesto più ampio dei patti di collaborazione tra pubblico e organizzazioni sociali strumento primario per rendere concreto il principio della amministrazione condivisa dei beni comuni, ricollegandolo al principio costituzionale della Sussidiarietà (art. 118) e quindi al riconoscimento del ruolo attivo dei cittadini e delle loro formazioni sociali per il perseguimento dell’interesse generale.
“Il fundraising sotto questo aspetto – come ha affermato Massimo Coen Cagli , direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma – diventa lo strumento di una economica sociale (diversa da quella pubblica e da quella di mercato) che serve a rendere sostenibile il ruolo fondamentale della cittadinanza attiva nella costruzione del welfare culturale”.
La parte centrale dell’incontro è stata dedicata alla illustrazione di cosa sia il fundraising, come sia applicabile per i movimenti impegnati sui beni culturali e sugli strumenti utilizzabili. Molti i casi presentati da Coen Cagli che dimostrano come la comunità italiana, se ben sollecitata, risponda positivamente alla richiesta di sostenere queste realtà e i loro progetti, attraverso libere donazioni, adesioni a campagne di crowdfunding, raccolta di mecenati, sponsorizzazioni, creazione di membership di appassionati sostenitori dei beni culturali, e molto altro ancora. VI è quindi un ambiente favorevole allo sviluppo del fundraising, a patto però che le organizzazioni investano risorse umane tempo e competenze sulla raccolta fondi, avendo il coraggio di “fare il primo passo”.
L’intervento di Coen Cagli ha messo anche in evidenza come sia necessario fare squadra tra queste tante realtà per interloquire in modo più sistematico con le istituzioni favorendo quindi l’accesso a strumenti di fundraising quali l’art bonus, il Partenariato pubblico-privato per la cultura (art. 151 del Codice degli appalti), gli investimenti per le imprese sociali (previsti dal codice del terzo settore), il 5 per mille, la possibilità di dedurre o detrarre le donazioni effettuate.
Gli interventi del pubblico che si sono susseguiti hanno anche auspicato che si dia vita a percorsi formativi e di accompagnamento delle organizzazioni che favoriscano l’adozione del fundraising. Istanza che è stata recepita dal CNR Iriss e dalla Rete Faro Italia dimostrando così una attenzione crescente al tema della sostenibilità economica.
L’evento tenuto a Napoli si colloca nel quadro più ampio del progetto “Più Fundraising Più cultura” che vedrà prossimi appuntamenti dedicati al fundraising e la valutazione di impatto, al fundraising per le politiche di promozione della lettura e infine un evento finale in presenza che si terrà a Roma il 6 novembre presso il Museo MACRO, al quale hanno aderito numerose istituzioni pubbliche, private e non profit unite dalla consapevolezza che il nostro sistema culturale merita che vi sia una forte azione di fundraising necessaria a garantirne la sostenibilità economica.
Il programma, in via di continua definizione, può essere visto sul sito dedicato www.fundraisingperlacultura.it dove è anche possibile iscriversi per partecipare gratuitamente ai diversi eventi.