News
TRIBUNALI 138, una trincea di cultura fotografica a Napoli

di Luca Sorbo *

In una delle platee dove fu fondata Neapolis dai coloni greci, a poche centinaia di metri dal palazzo Diomede Carafa, dove Antonio Fazzini il 12 novembre 1839 effettuò la prima dimostrazione pubblica della dagherrotipia a Napoli, vicino al Pio Monte della Misericordia, dove c’è una delle opere di Caravaggio più pregiata e a pochi metri dalla cappella di San Gennaro, Luciano Ferrara ha fondato un centro di cultura fotografica dieci anni fa.

Il 15 dicembre 2022 ha rinnovato la sua casa/studio in collaborazione con Sofia Ferraioli, creando all’ingresso uno spazio espositivo, dove, nella mostra inaugurale, dal titolo La terra del reale, sono state presentate 38 fotografie vintage di alcuni dei maggiori fotografi italiani del dopoguerra.

Le immagini sono frutto di scambi che Ferrara ha effettuato con i vari fotografi. Gli autori in mostra sono: Shobba Battaglia, Antonio Biasiucci, Francesco Cito, Tano D’Amico, Fabio Donato, Caio Mario Carrubba, Mimmo Jodice, Roberto Kock, Uliano Lucas, Roberto Masotti, Lello Mazzacane, Gabriella Mercadini, Osvaldo Eustasio, Salas Freire, Francesco Jovine, Ferdinando Scianna, Borje Tobiasson, Angelo Raffaele Turetta, Isabella Balena, Archivio Carbone, Fausto Giaccone, Franco Esse, Gea Evangelista, Agenzia Ruggieri, Oreste Pipolo, Marialba Russo, Antonio e Nicola Sansone, Franco Zecchin, Gianni Berengo Gardin, Luciano D’Alessandro, PressPhoto, Pino Castronuovo, Giuseppe Desiato, Mario Dondero, Giovanni Liquori, Paolo Titolo.

La parete espositiva è stata sapientemente illuminata con i led, in modo da evidenziare la texture della carta ed esaltando la leggibilità di ogni dettaglio. Quest’approccio filologico nasce dalla grande competenza di Luciano Ferrara nella stampa artigianale del B/N che pratica ancora oggi.

Non credo di esagerare nell’affermare che Napoli sia la più importante città italiana per la fotografia. Nell’Ottocento è stata la meta di tutti i grandi fotografi dell’epoca: cito solo Gli Alinari, Brogi, Sommer, Bernoud e Anderson; tra le due guerre ha avuto maestri come Giulio Parisio, la cui attività creativa e professionale era confrontabile con quanto veniva prodotto nelle più importanti capitali europee. Il dopoguerra è stato caratterizzato da autori del calibro di Caio Mario Carrubba, Luciano D’Alessandro, Mimmo Jodice, che hanno profondamente innovato il linguaggio fotografico italiano. Da non dimenticare poi il ruolo della fotografia di cerimonia, che a Napoli ha avuto una diffusione enorme e che ha trovato in Oreste Pipolo uno dei suoi interpreti più geniali.

A una tale ricchezza purtroppo non corrisponde una adeguata attenzione delle istituzioni culturali e pubbliche. Per un appassionato di fotografia non c’è nessun luogo in cui trovare le testimonianze di questo passato così prestigioso. Il progetto di trasformare Villa Pignatelli nella casa della fotografia di Napoli è rimasto incompiuto, lo Studio Parisio è inaccessibile, le immagini conservate nelle più prestigiose istituzioni museali cittadine sono di difficile visione, gli studi dei fotografi sono frequentati solo da amici ed addetti ai lavori. Sono stati effettuati molti tentativi di valorizzare il patrimonio fotografico della città, dai lunedì della fotografia organizzati da Vera Maone alle gallerie che oggi sono operative in città, prima fra tutte Magazzini Fotografici, ma sono solo una piccola risposta alla domanda di conoscenza e fruizione di cultura fotografica che c’è in città e che richiedono i tanti turisti.

Luciano Ferrara si avvicina al mestiere di fotografo a soli 14 anni. Conosce i fotografi Pino Carbone ed Oreste Pipolo, che lo indirizzano in un avviato studio fotografico, dove impara i segreti della tecnica fotografica e diviene un virtuoso nella stampa del B/N. Luciano è fiero di questo inizio da apprendista, poiché proprio queste esperienze gli consentono oggi di conoscere il mondo della fotografia a Napoli in tutti i suoi aspetti. Dalla fine degli anni Sessanta del Novecento comincia a lavorare come reporter, diventando un punto di riferimento a livello nazionale. Conosce Luciano D’Alessandro, che diviene il suo maestro e la sua guida nella ricerca di uno stile e di una espressività personale.

Frequenta molti intellettuali ed è parte attiva di quella sinistra che riuscirà a far diventare sindaco di Napoli Maurizio Valenzi. Sono anni esaltanti, anni in cui la lotta politica era l’elemento trainante di ogni scelta professionale e privata. Ferrara cura molto la sua formazione culturale leggendo molti libri e di questo è testimone la ricca biblioteca della sua casa/studio. La vera scuola, però, in cui impara a leggere i sentimenti e le passioni della città, è la strada. La scuola della strada è quella dove sono nati Raffaele Viviani, Eduardo De Filippo, Totò, Pino Daniele e tanti protagonisti della vita culturale partenopea, la scuola della strada è l’unica che può far scoprire quanto non è scritto in nessun libro, ma che è veramente significativo in un luogo. Napoli in tutti i suoi aspetti, dal Centro Storico alle periferie, dai quartieri poveri alle case più prestigiose è il territorio esplorato nei suoi primi lavori. Viaggia in Medio Oriente e nei Paesi dell’Est, realizzando importanti reportage.

Tutte queste esperienze spiegano perché oggi, avendo superato i 70 anni, sente il dovere di costruire un luogo dove difendere l’eredità della cultura fotografica napoletana. Il suo scopo è conservare e valorizzare il suo archivio personale che raccoglie il lavoro di oltre 50 anni, ma vuole anche essere un punto di riferimento per i tanti validi fotografi che non sanno come gestire le immagine realizzate durante la propria vita lavorativa. Gli archivi dei fotografi sono la storia della comunità che li ha ospitati e sono preziosissimi. Oggi purtroppo pochi si occupano di questo aspetto e molto materiale può andare distrutto o disperso.

Nella casa/studio di Luciano Ferrara sono previsti molti incontri con i tanti maestri della fotografia italiana che ha conosciuto personalmente. Il primo è stato dedicato a Oreste Pipolo e ha visto la presenza delle figlie Ivana e Miriam.

Da questa trincea, realizzata con i mezzi personali di Luciano e Sofia, può nascere un modello affinché anche Napoli abbia una Casa della fotografia degna di questo nome e che sia capace di testimoniare l’originalità ed il pregio della produzione fotografica dal 1839 ai giorni nostri.

(Nella foto di copertina: Luciano Ferrara e Pino Carbone presentano l’incontro su Oreste Pipolo)

(*) esperto in storia e tecnica della fotografia
già docente Accademia di Belle Arti

CONDIVIDI L’ ARTICOLO
  • Articoli correlati

    Ultime notizie