Veronese (UIL): Istat, perplessità sui dati dell’occupazione

ROMA – “Il cambiamento che l’Istat ha apportato a partire dai dati diffusi oggi sugli indicatori del mercato del lavoro, ci lascia alquanto perplessi – afferma Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL -. Nella definizione di occupato, a partire dal mese di febbraio 2021, non rientrano più quei dipendenti in cassa integrazione ‘da oltre 3 mesi’ e che percepiscano una retribuzione pari almeno al 50%. Sulla base di questo cambiamento nelle nuove rilevazioni Istat, si alimenta in maniera ‘inappropriata’ il bacino statistico degli inattivi. E’ chiaro quindi che, come UIL, leggeremo questi dati di oggi con molta prudenza, poiché rischiano di condizionare, in maniera errata, le politiche intraprese ed in fase di predisposizione per favorire una veloce ripresa del mercato del lavoro”.

La UIL ritene non condivisibile, in piena crisi pandemica che dura da ben ‘oltre 3 mesi’ e conoscendo i tanti problemi in cui versa il mercato del lavoro, attuare ora il cambiamento delle regole di definizione di chi è occupato, disoccupato ed inattivo. “Il rischio – aggiunge Ivana Veronese – è quello che leggiamo nei dati. Forte ed inevitabile aumento degli inattivi, che ora ricomprende ex novo chi inattivo non è in quanto in cassa integrazione da oltre 3 mesi. Dall’altra, con le nuove definizioni, scompare il tema ‘donna’! Anzi, dai dati emerge una questione ‘uomo’ chiaramente influenzata dal fatto che è prevalentemente questo genere ad essere attualmente maggiormente interessato dalla cassa integrazione”.

Molte donne. ricorda il Sindacato, sono già fuori dalle aziende per la chiusura di contratti precari ed in congedo parentale. Ed ecco quindi che schizzano i dati sugli inattivi uomini e sul brusco calo occupazionale degli stessi, mentre fino a dicembre erano le donne particolarmente in sofferenza! Inoltre, per la UIL permangono forti perplessità sulla nuova metodologia adottata in piena pandemia, soprattutto perché ciò rischia di condizionare, sovvertendole, le scelte programmatiche e l’allocazione delle risorse necessarie per la ripartenza.

“I dati che rimangono purtroppo costanti – conclude Ivana Veronese – sono relativi alla flessione che ha subito l’occupazione con contratti a termine (-12,8%) e l’occupazione dei giovani (-14,7%). Vanno messe in campo da subito politiche attive affinché le persone che hanno perso l’occupazione o che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, vengano accompagnate nella ricerca e nella formazione”.

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